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Rispristino del calcestruzzo e finitura per il risanamento conservativo delle facciate
L’edificio in cui si trova la sede Enel a Palermo è stato realizzato nel 1963 su progetto dell’architetto Alberto Samonà con la collaborazione del figlio Alberto e di Giuseppina Marcialis. Venne accolto dai critici come esempio architettonico di eccezionali qualità formali e costituisce uno degli edifici più significativi del dopoguerra a Palermo.
Il volume edilizio è organizzato in quattro edifici di altezza diversa, aggregati intorno a una corte a giardino, elemento di mediazione tra lo spazio pubblico e quello privato, aperto sull’asse viario principale di via Marchese di Villabianca. La scelta di rifiutare l’isolato chiuso si collega alla tradizione urbanistica ottocentesca di Palermo e abbellisce così via Libertà con due lussureggianti giardini. Al di là delle sollecitazioni urbanistiche, sono riconoscibili varie contaminazioni e sovrapposizioni linguistiche nei quattro edifici componenti la sede Enel. Secondo lo storico dell’architettura Manfredo Tafuri è presente, infatti, una miscela di rimandi che vanno da Wright a Mies van der Rohe, da Terragni a Le Corbusier.
Attraverso l’assemblaggio degli elementi su piani verticali multipli e l’ideazione di infissi con asse di rotazione eccentrico, il progetto realizza un’architettura dinamica.
 

I fenomeni di degrado

Prima dell’intervento di restauro il complesso si presentava in avanzato stato di degrado. La non comune complessità progettuale di forme ed elementi e il ridottissimo spessore di copriferro determinato dalla ricercata snellezza degli elementi e aggravato dall’inefficienza del sistema di sgrondo delle acque meteoriche sono state le cause del degrado delle facciate. La struttura presentava uno stato di degrado più esteso nelle parti in cemento a faccia vista, specie se soggette a ruscellamento e dilavamento delle acque meteoriche, fenomeno quest’ultimo che aveva intaccato anche i rivestimenti lapidei in travertino provocandone un principio di decadimento della consistenza. Da un’attenta analisi, tutti i fenomeni di degrado che interessavano gli elementi in calcestruzzo armato erano riconducibili all'ossidazione delle barre di armatura e al loro conseguente aumento di volume che provocava l’espulsione del calcestruzzo di copriferro.
 

Il restauro

Il progetto di restauro e risanamento conservativo mirava a conservare e proteggere efficacemente i fronti dell’edificio tutelandone al contempo la valenza storico-architettonica attraverso il rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali originari.
La logica di intervento si è basata sul concetto del “minimo intervento” e sui principi della perfetta “compatibilità meccanica, chimica e fisica” dei materiali costituenti la preesistenza con quelli nuovi, ad essa aggiunti per integrazioni o riparazioni.
La scelta più difficile è stata riuscire a selezionare i materiali da utilizzare nel restauro per garantire il rispetto dell’identità e della memoria dell’edificio, il cui simbolo, ancora impresso sulle facciate, è rappresentato dalle venature del legno delle casseforme che hanno plasmato originariamente il beton bruit.
 

Il contributo di Mapei

Nell’ottica di pianificare un intervento che garantisse un elevato grado di durabilità ma che al contempo mediasse le difficoltà di operare un restauro del calcestruzzo a faccia vista, era necessario eseguire una procedura codificata e ampiamente condivisa dalle norme di riferimento (UNI EN 1504). Con il supporto tecnico di Mapei è stato possibile definire il ciclo d’intervento e i materiali da utilizzare per soddisfare le richieste dalla committenza. Dopo le prime prove con le malte si è passati a testare le finiture e successivamente il ciclo completo d’intervento proposto. L’intero pacchetto rispettava le caratteristiche estetiche originali e garantiva una buona protezione del calcestruzzo. 
 

Restauro delle mensole

Si è intervenuto per recuperare la parte aggettante degradata delle mensole, ricostruendo le parti mancanti nel rispetto delle dimensioni geometriche originarie di ciascun elemento, consolidando le parti esistenti e infine trattando gli elementi con sistemi di protezione e finitura. Dopo la demolizione di tutte le parti friabili, incoerenti o in fase di distacco del calcestruzzo, la spazzolatura manuale dalle armature metalliche e la pulizia delle superfici, il trattamento passivante dei ferri d’armatura è stato effettuato mediante applicazione a pennello di doppia mano di MAPEFER 1K, malta cementizia anticorrosiva.
Le strutture in calcestruzzo degradato sono state poi ripristinate mediante applicazione a cazzuola di MAPEGROUT 430, malta tissotropica monocomponente fibrorinforzata, a ritiro compensato e a presa normale. Le superfici sono state poi rasate con PLANITOP 210, rasatura cementizia idrofuga monocomponente a granulometria fine, a elevata adesione.
Per proteggere le superfici orizzontali è stato poi scelto MAPELASTIC GUARD, malta cementizia bicomponente elastica per l’impermeabilizzazione efficace contro la penetrazione dei cloruri e della CO₂ (carbonatazione) su supporti in calcestruzzo.
 

Restauro di balconate, travi, pilastri e pareti scala a faccia vista

Il progetto di restauro delle balconate, costituite da tre diversi elementi, ha previsto il recupero della parte degradata mantenendo l’elemento architettonico col suo aspetto e consistenza originaria.
L’intervento ha visto il risanamento del calcestruzzo e delle armature esistenti e le successive opere di protezione e finitura. Come nel caso precedente, dopo la spazzolatura e la pulizia delle superfici, il trattamento passivante dei ferri di armatura è stato realizzato con MAPEFER 1K, mentre per il ripristino degli elementi degradati è stato scelto MAPEGROUT 430. Sulle superfici è stata poi applicata ELASTOCOLOR PITTURA, vernice a base di resina acrilica elastica in dispersione acquosa previa applicazione di relativo primer MALECH. Lo stesso tipo di intervento è stato effettuato per il restauro strutturale degli elementi portanti a faccia vista quali travi, pilastri e setti.
 

Coloritura dei fronti dell’edificio

L’intervento sui fronti esterni mirava a uniformare e proteggere tutte le superfici garantendo una completa integrazione tra parti esistenti e parti ricostruite per texture, assorbimento di luce e cromia.  La coloritura finale è stata eseguita con ELASTOCOLOR PITTURA previa applicazione del primer MALECH.
 
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