autore
Yama Karim
Principal Architect presso lo Studio Libeskind di New York
Intervista a Yama Karim, Principal Architect presso lo Studio Libeskind di New York.

Yama Karim ha studiato architettura presso la Columbia University di New York e l’University of California a Berkeley. Dopo aver lavorato presso lo studio Polshek Partnership (ora Ennead Architects), ha iniziato a collaborare con Daniel Libeskind a Berlino alla fine degli anni ‘90, per poi entrare nello studio Libeskind nel 2003. Ha insegnato presso lo Swiss Federal Institute of Technology di Zurigo e al Pratt Institute di Brooklyn (New York). Attualmente si sta occupando del complesso di CityLife a Milano e del complesso residenziale Corals a Keppel Bay (Singapore).

 

 

Il progetto di CityLife è stato modificato nel corso del tempo. Può descrivere le difficoltà e i processi che lo hanno influenzato? In generale, quanto la fase esecutiva contribuisce a dare una nuova forma all’idea originaria?

L’idea originale e l’architetto devono necessariamente evolvere rispetto al progetto iniziale, lasciandosi influenzare da ciò che la città trasmette all’opera. L’architettura crea strutture e nuovi profili cittadini, non è un’esposizione d’arte.

Spesso dalla progettazione al completamento di un edificio possono passare anche 15 o 20 anni, che vedono imprevisti ed evoluzioni progettuali. È quindi necessario fare via via le modifiche necessarie affinché il progetto risulti sempre al passo coi tempi.

Per quanto riguarda CityLife, in questo progetto - e in molti altri grandi come Ground Zero - abbiamo dovuto essere molto flessibili. Il complesso è stato realizzato dove il mercato lo richiedeva e dove c’era un incontro con la domanda.

È necessario accogliere il cambiamento, vederlo come opportunità e permettere ai progetti di mutare. Nel caso di CityLife ho lasciato che il progetto prendesse vita e si evolvesse invece di disegnarlo una volta per tutte e dire “ok, è fatto”. Non solo sono molto soddisfatto del risultato, ma anche dell’entusiasmo delle persone per il nuovo centro commerciale e del parco. La presenza della metropolitana ha certamente favorito l’accesso ai negozi e il successo dell’intero complesso. Il risultato finale è stato molto buono e non vediamo l’ora di inaugurare la torre.

 

 

In grandi città come New York, Berlino e Milano, ma anche in contesti più piccoli, il problema del riuso e del recupero di edifici storici e la riconversione di grandi aree urbane è molto sentito. Cosa ne pensa e come lo affronta?

Allo Studio Libeskind questa questione non rappresenta un problema. Molti provano un senso di nostalgia rispetto al passato. Noi siamo profondamente convinti della necessità di preservare il passato e la storia ma crediamo anche che la storia sia qualcosa di vivo, che si proietta nel futuro. Per noi lavorare su un edificio storico è un’occasione per farlo vivere e introdurre nuovi elementi, maturando una consapevolezza nuova delle caratteristiche di una struttura antica. Lo sapevano bene gli architetti o i grandi leader delle comunità del passato i quali, mossi, da una visione, hanno dovuto superare opposizioni culturali per apportare il cambiamento. In molte città è stato utilizzato con successo questo approccio: Londra, per esempio, è una città che ha saputo guardare avanti a partire dai propri siti storici.

A Milano è successa la stessa cosa. Ho iniziato a lavorare a Milano 14 anni fa e in questi anni la città si è trasformata profondamente. È diventata una città nuova, contemporanea, con numerose strutture moderne. Sono contento di aver partecipato alla trasformazione della città.

 

 

Per il progetto One Madison Avenue di New York (nella foto a destra), lo Studio Libeskind ha progettato una torre di 54 piani che al suo interno prevede l’inserimento di piante e piani attrezzati a giardino ‘tagliando’ il rivestimento esterno vetrato. Piace anche a lei l’idea del verde cittadino in verticale?

Sì assolutamente, credo che sia una tendenza dello sviluppo sostenibile degli ultimi 15-20 anni.

Abbiamo visto che in passato la pianificazione territoriale ha fatto sì che lo sviluppo suburbano consumasse numerosi terreni e risorse e svuotasse le città. Noi siamo contrari a questo approccio. Una nuova identità deve generare nuovi spazi, e noi lo facciamo creandoli all’interno degli edifici e sviluppando verticalmente il verde, portandolo fino in cielo.

 

 

I progetti dello Studio Libeskind hanno caratterizzato lo sviluppo urbano di grandi città come Milano, Londra e New York. Quale futuro vede per una metropoli complessa e all’avanguardia come New York?

Le città devono guardare avanti, rispettando il passato e guardando al futuro. Un cambiamento che vedo a livello generale è un minore utilizzo delle automobili e un focus sempre maggiore sul trasporto pubblico e sulla connettività. Nel pensare la città di domani è molto importante tenere presente i cambiamenti tecnologici perché tutto cambia, tutto è in evoluzione. Ma la vera chiave della nuova edilizia è una maggiore attenzione per lo spazio pubblico.

Se vogliamo parlare di New York e di quale forma può prendere in futuro una città del genere, possiamo partire dall’esempio di Groud Zero. Molti si sono chiesti come progettare i nuovi edifici in quest’area e quale aspetto dovessero avere. Per noi la sfida era invece come progettare in primo luogo gli spazi pubblici e in seguito gli edifici che si trovavano intorno a questi spazi comuni, che sono la parte vivente della città. Penso che questa sia la direzione del futuro e che i cittadini si renderanno sempre più conto di quanto siano preziosi questi spazi: è qui che si gioca il successo delle città del futuro.

Ritornando a Groud Zero, alla fine degli anni ’90 era stato realizzato un enorme blocco di edifici, che abbiamo voluto superare con il nostro progetto. Una volta alle 5 o alle 6 del pomeriggio questa zona si svuotava completamente, ora è diventata una parte molto viva della città, con numerosi servizi, una zona nella quale la gente lavora ma passa anche il proprio tempo libero.

 

 

La domanda più semplice e più difficile per un architetto: come si progetta un buon edificio? E ci sono differenze nel progettarlo in Europa o negli Stati Uniti?

Noi siamo in primis promotori di edifici sofisticati e allo stesso tempo sicuri e dalle elevate performance a livello energetico e strutturale. Possiamo certo parlare di uno stile internazionale e di tecnologie similari che li accomunano. Ma ciascun edificio ha la sua unicità, la sua particolare storia, legata anche alla committenza, alle persone che lo abitano o lo frequentano, al luogo dove sorge, al contesto.

Riguardo alle differenze tra Usa ed Europa, faccio un esempio: abbiamo realizzato lo stesso tipo di edificio in Germania e in Italia. Sono state utilizzate due tecniche completamente diverse per posare le piastrelle e trattare i giunti. I materiali erano gli stessi ma il risultato, in contesti differenti, è stato diverso.

 

 

In che modo gli architetti possono contribuire al miglioramento di una città?

L’architettura ha sempre influenzato le città e il modo in cui le persone vivono. Alcuni edifici hanno una storia, altri non hanno molto da dire. Spesso diamo l’architettura per scontata o pensiamo sia solo una bella opera d’arte, ma penso che in realtà essa abbia un grande impatto sulla qualità della vita. L’ambiente fisico ha una grande influenza sul benessere psicofisico e sui comportamenti delle persone, sia in quanto gruppi che come individui. Per questo motivo penso che l’architettura diventerà un asset sempre più importante da molti punti di vista, compreso quello economico, perché creare gli ambienti adatti può influire sulla produttività.

I dati del progetto

Cantiere
Torre Libeskind
Località
Milano, Italia
Sottocategoria
APPARTAMENTI
Costruito nel
2015
Inaugurato nel
2018
Intervento
fornitura di additivi per calcestruzzo
Inizio e fine dei lavori
2015
Tipo di intervento
Additivi per calcestruzzi
Committente
CityLife SpA
Imprese esecutrici
Colombo Costruzioni SpA
Specialisti coinvolti nei lavori
geom Cesana, geom. Bergamini, geom. Mandaglio (Colombo Costruzioni)
Direttore lavori
Ing. Claudio Guido - Studio INPRO, Torino
Coordinatore MAPEI
Pietro Lattarulo, Andrea Siboni, Stefano Citton, Massimo Seregni (Mapei SpA)
autore
Yama Karim
Principal Architect presso lo Studio Libeskind di New York
Tag
#architettura
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