Intervista al direttore dei lavori di Matera Ing. Biagio Ferrara

Matera è una città “fragile”, con una posizione geografica difficile e vie di comunicazione che la isolano. Nonostante questo è diventata Capitale Europea della Cultura 2019. Come avete affrontato l’impegnativo compito di rifare le pavimentazioni?
Sono stato chiamato a Matera proprio per contribuire alla realizzazione dell’evento “Matera Capitale della Cultura 2019”. Devo confessarvi che da subito mi sono innamorato della città. Matera non è “fragile”: forse è solo stanca, come tutta la Basilicata. Tuttavia, come riporta la scritta sullo stemma della città, “Bos Lassus Firmius Figit Pedem” (Il bue stanco affonda il passo più fermamente), Matera sa affondare profondamente il suo passo!

Riguardo al rifacimento delle pavimentazioni, Matera non rinuncerà mai alle sue tradizioni storiche. Saprà comunque sposare le nuove tecnologie e i nuovi prodotti in un connubio tra tecnologia e tradizione, senza tradire il suo passato millenario.

 

Rifacimento della pavimentazione, introduzione di un percorso per non vedenti, riqualificazione dei sottoservizi: sono alcuni degli interventi realizzati per il rifacimento dei tre assi viari nel centro storico della città. Come avete risolto i problemi di viabilità e sicurezza durante gli interventi?
Il cantiere è stato impegnativo, tanto che ci ha costretto - per ridurre i disagi ai cittadini e alle attività commerciali - a lavorare anche di notte. Siamo avanzati per piccoli passi e, man mano che il cantiere procedeva, abbiamo cercato di lasciarci alle spalle la pavimentazione finita o quantomeno pedonabile. Per ogni passo abbiamo diviso l’area interessata dai lavori in tre zone: la prima di svellimento delle grosse basole, che venivano subito mandate in lavorazione per gli opportuni tagli per omogeneizzare lo spessore; nella seconda parte si procedeva alla realizzazione dei sottoservizi e alla successiva realizzazione dei massetti di ripartizione dei carichi (il sottosuolo di Matera è pieno di cisterne, cavità e ipogei) e infine, nella terza parte del cantiere, i posatori procedevano nel ricollocamento della pavimentazione. Il tutto con una politica del tipo “just in time” per ridurre al minimo le aree di stoccaggio dei materiali. 

Le problematiche sulla sicurezza hanno assorbito tempo e impegno. Rigore, sorveglianza e metodologia sono le tre parole chiave che hanno guidato il mio operato e che hanno permesso di realizzare i lavori in sicurezza e senza troppi intoppi.

Tutto questo è stato possibile grazie a un gioco di squadra che ha visto impegnati la ditta appaltatrice, tutto lo staff dell’Ufficio Direzione Lavori, il RUP arch. Gandi, il dirigente dell’Ufficio Opere Pubbliche ing. Sante Lomurno, la Polizia Municipale e l’assessore ai lavori pubblici Michele Casino. Non meno importante è stato l’apporto dell’archeologa, la dott.ssa Venantina Capolupo, che ha garantito la sua presenza anche di notte. Non posso infine dimenticare l’apporto dei direttori operativi, il geom. Federico Lorusso e l’arch. Sergio Lamacchia.

 

La scelta di utilizzare nuovamente la pavimentazione a basole, preesistenti o nuove, è stata unicamente dettata dal desiderio di dare una continuità alla tradizione oppure si è basata su una scelta tecnico-funzionale?
La progettazione dell’intervento è stata curata dall’ATP guidata dall’architetto Sergio Lamacchia che mi ha affiancato, quale direttore operativo, anche nella fase esecutiva. Posso riportarvi i principi che hanno ispirato tale scelta. L’utilizzo delle basole di recupero da una parte permette di garantire la continuità con la tradizione in un’azione tesa anche al rispetto del lavoro delle generazioni precedenti, dall’altra la qualità del materiale a suo tempo posato ha permesso di optare per il recupero del materiale preesistente senza compromettere la funzionalità. Tale scelta porta nella direzione di un risparmio del territorio, in un’ottica di salvaguardia dell’ambiente. Hanno certamente pesato anche le pesanti prescrizioni della Soprintendenza ai Beni Cuturali e Archeologici. In un’ottica di recupero del materiale preesistente, le aree che una volta erano marciapiedi sono state pavimentate con scorze ricavate da un secondo taglio delle basole più scure e più dure trovate in sito.

 

Con l’introduzione del sistema MAPESTONE, come è cambiata la vita in cantiere?
Il sistema MAPESTONE ha costretto le maestranze a rivedere il loro modo di lavorare. All’inizio guardavano l’impasto con paura e curiosità. Poi, presa la mano, procedevano spediti senza intoppi e contenti della miscela che permetteva loro di passare sulle basole appena posate senza problemi.

 

Intervenire sul rifacimento della pavimentazione in un contesto urbano non è semplice: quanto aiuta poter contare su prodotti all’avanguardia come quelli proposti da Mapei? Siete soddisfatti della presenza dell’Assistenza Tecnica Mapei?
Le caratteristiche tecniche dei prodotti sono eccezionali. Mi hanno permesso di risolvere problematiche che con i prodotti tradizionali erano di difficile risoluzione. MAPESTONE ci ha permesso di aprire le strade pavimentate senza aspettare i lunghi tempi di maturazione richiesti dai prodotti tradizionali. L’assistenza tecnica è sempre intervenuta con competenza e in tempi rapidissimi.

 

 

 

I dati del progetto

Cantiere
riqualificazione urbana
Località
Matera, Italia
Sottocategoria
PIAZZA
Intervento
Fornitura di prodotti per la posa e la sigillatura delle basole per il rifacimento delle superfici urbane
Inizio e fine dei lavori
2017/2019
Tipo di intervento
Posa di pavimenti
Committente
Comune di Matera
Impresa appaltatrice
Edil Co. Srl (Altamura, BA)
Imprese esecutrici
Edil Co. Srl (Altamura, BA)
Specialisti coinvolti nei lavori
arch. Sergio Lamacchia Acito, arch. Maria Teresa Fasano, Massimo Bocchi, geom. Nicola Fortunato
Direttore lavori
ing. Biagio Ferrara, assistente: geom. Lorusso Federico
Coordinatore MAPEI
Francesco Dragone, Carlo Viltulli, Mirko Malvasi, Giovanni Villani, Marcello Deganutti, Achille Carcagnì (Mapei SpA)
Tag
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Pavimentazioni architettoniche in pietra
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